Fondo Emilio Supino

Emilio Supino presentazioneFondo Emilio Supino

Consistenza e tipologia del fondo.

Totale documenti n. 740
Di cui:
Negativi su vetro n. 122; formati vari da 4,5x6 a 9x12
Negativi in poliestere n. 316; formati vari da 3x1,5 a 9x12
Positivi su carta n. 21; formati vari da 4,5x6 a 9,5x14
Diapositive n. 280; formati vari da 16x23 a 24x36.
Scansione digitale n.1 della fotografia originale, non acquisita nel fondo proprietà Luigi Paselli.

Provenienza.

Dono del Sig. Luigi Paselli.


Argomento.

Si tratta di fotografie di famiglia, di viaggi, di piacere e di lavoro, alcune sperimentazioni di collage e riprese particolari in quanto esperto e appassionato fotografo dilettante.

Estremi cronologici.

Dalle date riportate sulle buste dei negativi si ricava un intervallo di tempo compreso fra il 1 giugno 1913 e il 17 maggio 1973.

Storia dell’utilizzo dei documenti.

Documenti ricevuti in dono da Emilio Supino e mai utilizzati da Luigi Paselli.
 

Emilio Supino (26 maggio1900 - 5 dicembre1980)

Emilio Supino Presentazione2Ringrazio Dio con umiltà infinita
Libero da speranze e da sconforti
Perché non dura eterna mai la vita
Perché in eterno dormon sempre i morti
Perché ogni fiume col suo lento andare
Anche se stanco trova infine il mare.

La vita ha poche spine e molte rose
Ed io giunto alla fine soddisfatto
Penso con allegrezza a tante cose
Che avrei dovuto fare e non ho fatto.
(E. Supino)

Emilio Supino nacque a Firenze il 26 maggio 1900, due anni dopo il fratello Giulio, dove il padre Igino Benvenuto – apprezzato pittore e studioso dell’Arte, appartenente ad una famiglia colta e benestante tra le più in vista della comunità ebraica di Pisa – ricopriva la carica di direttore del Museo Nazionale del Bargello; nel 1906 Igino vinse la cattedra di Storia dell’Arte all’Università di Bologna, città in cui si trasferì definitivamente con la famiglia e dove Emilio e Giulio si laurearono entrambi in ingegneria civile rispettivamente nel 1923 e 1921: Giulio si dedicò alla carriera universitaria mentre Emilio scelse la libera professione, e questa sua attività mi diede l’occasione di conoscerlo nel 1960.
Lavoravo come disegnatore tecnico in una azienda di medie dimensioni nella quale il solo dipendente laureato era un dottore in chimica, responsabile del laboratorio e della ricerca, perciò le poco frequenti visite dell’”ingegnere consulente” creava in noi tecnici una certa apprensione, malgrado il personaggio fosse oltremodo accattivante. Passarono anni durante i quali l’azienda si diversificò espandendosi e trasferendosi in un nuovo stabilimento; nel 1971 il titolare mi affiancò all’Ingegnere perché mi erudisse nei lavori di unificazione nazionale e internazionale dei prodotti che commercializzavamo, ed avviammo un sodalizio che fu molto importante per la mia tardiva formazione. Nei numerosi viaggi – percorsi in treno, perché Emilio non amava l’aereo – e brevi  soggiorni che compimmo in Italia e in Europa ebbi occasione di apprezzare le doti extra professionali che possedeva; era dotato, per esempio, di un fine senso dell’umorismo, che trapelava persino nella descrizione di momenti difficili della sua vita. Durante l’occupazione nazista trovò rifugio presso una famiglia amica, in una soffitta del centro di Bologna, mentre il fratello con moglie e figlia visse in incognito a Firenze; il 21 aprile 1945, quando l’ospite lo avvertì che in Piazza Maggiore c’erano i carri armati americani, egli osservò che per maggiore tranquillità sarebbe andato a vederli l’indomani!
Nel 1973 il titolare della nostra azienda morì improvvisamente e le eredi la cedettero a una multinazionale che inserì suoi uomini nei posti di responsabilità: l’Ingegnere si ritirò e tre anni dopo anch’io cambiai lavoro. I nostri incontri si diradarono, ma continuai a fargli visita nella sua casa di Porta Santo Stefano, dove viveva con una governante; parlavamo soprattutto di fotografia, di cui era esperto, e in una di quelle occasioni mi fece dono di queste immagini. Rappresentavano una parte irrilevante del suo archivio, ma al di là del valore affettivo che io attribuisco loro, credo meritino di essere conservate e messe a disposizione della comunità.
Il 5 dicembre 1980 Emilio cessò di vivere e fu sepolto nel Cimitero Ebraico di Pisa, dove due anni prima lo aveva preceduto il fratello Giulio.

Luigi Paselli