Fondo Piero Monzoni

Piero Monzoni presentazioneFondo Piero Monzoni

Consistenza e tipologia del fondo. Il fondo comprende sei album fotografici e un raccoglitore d'archivio con lacci contenente fotografie incollate su fogli protocollo. Totale documenti n. 321.
Di cui:
Positivi su carta n. 316; formati vari da 6x8 a 18x24.
Stampe tipografiche pubblicitarie inserite in un album, n. 5.

Provenienza - Dono del figlio Vittorio Monzoni nel 2014.
Estremi cronologici - Gli estremi cronologici delle vicende documentate nel fondo partono dal novembre 1939 al gennaio 1942.
Argomento.

Documentano le visite effettuate come Segretario della Federazione fascista di Bologna Decima Legio dal 21 agosto 1940 al 24 giugno 1943.

Storia dell'utilizzo dei documenti.
Presumibilmente alcune fotografie sono state pubblicate su quotidiani e periodici dell'epoca.

Piero Monzoni nacque a Zocca (Modena) il 12 ottobre 1896. Durante la prima guerra mondiale rimase ferito in combattimento, venne infine congedato con il grado di tenente. Si laureò in giurisprudenza e intraprese la carriera di avvocato, ma l'orientamento politico lo portò a partecipare agli scontri e alle tensioni sociali del primo dopoguerra. Aderì al movimento fascista nel novembre 1920, si unì alle spedizioni squadristiche e partecipò alla marcia su Roma. Ricoprì ben presto incarichi di responsabilità nel Pnf: segretario del fascio di Bologna nel 1921-22, consigliere provinciale a Modena dal 1923 al 1925, commissario dei fasci di Loiano e Medicina.

L'apice della carriera politica lo raggiunse nel 1940: a gennaio fu nominato vicesegretario della Federazione fascista di Bologna Decima Legio, mentre Vittorio Caliceti assunse la guida del partito in città. La gestione di Caliceti durò pochi mesi: a causa di una grave malattia, il federale morì in agosto dopo settimane di inattività e Monzoni gli subentrò ufficialmente il 21 agosto. Guidò il fascismo bolognese nei primi, cruciali anni del secondo conflitto mondiale impegnandosi nella gestione di una Federazione ancora lacerata dalla caduta in disgrazia di Leandro Arpinati, sottoposta alla pressione della mobilitazione bellica, impegnata nella tenuta del fronte interno. Le fotografie del fondo, donate dal figlio Vittorio, illustrano l'attività pubblica di Piero Monzoni in qualità di segretario della Decima Legio: partecipazione a comizi, cerimonie e visite a stabilimenti cittadini per dare visibilità al Pnf, rimarcando la presenza e la vigilanza del fascismo nella vita della città in un frangente molto delicato. La visita alla sede de «L'Avvenire d'Italia», quotidiano cattolico di Bologna diretto da Raimondo Manzini, ribadiva l'attenzione del regime sull'operato degli organi di stampa, chiamati a rafforzare l'opera di propaganda sulla guerra voluta dal fascismo. Ma voci e notizie sulle sconfitte subite dall'esercito italiano nei vari teatri del conflitto, la cattiva gestione del razionamento alimentare e le privazioni materiali aumentarono la diffusione del malcontento tra la popolazione e nella Federazione bolognese presero il sopravvento i fascisti intransigenti, pronti a invocare l'uso delle maniere forti contro oppositori e fascisti critici. In questo clima di disgregazione del fronte interno e a poche settimane dalla caduta del fascismo, Monzoni fu sollevato dall'incarico di segretario federale e trasferito alla guida della prefettura di Catanzaro il 24 giugno 1943.

Visita allo Stabilimento Aug. Leonardi

Quando il federale Piero Monzoni visita lo stabilimento Aug. Leonardi l'Italia è in guerra da ventidue settimane e cinque giorni e gli insuccessi sui fronti cominciano già ad inquietare il regime. La fabbrica, vista aerea nella foto 16 (online foto 4 pag. 1), ubicata all'angolo delle vie de' Gandolfi e del Mastelletta, a Casaralta, era stata inaugurata nel 1926 da Domenico Longo, erede di una dinastia di tipografi veneti risalente all'inizio del novecento e stabilitosi a Bologna in seguito alla ritirata di Caporetto. L'anno seguente l'unico figlio di Domenico, Giorgio, entrò come collaboratore in azienda incrementandone lo sviluppo ed espandendo l'originaria produzione di inchiostri – in società con aziende estere – con nastri per macchine da scrivere e colori per belle arti. La foto 2 (online foto 11 pag.1) mostra, dietro una vasca di inchiostro, i due Longo, Domenico in camicia nera e "cimice" all'occhiello e alla sua destra Giorgio, in divisa da tenente aviatore. Di particolare interesse, per la grafica e per la metafora, è la foto 11 (online foto 2 pag. 1): la freccia-fascio tricolore che italianizza il marchio teutonico asportandone la H, vuole esorcizzare la secolare "casa madre" August Leonhardi-Chemische Fabrik für Tinten di Dresda; concetto ribadito dalla pubblicità della foto 12 (online foto 8 pag. 2) in cui, le "Lacche industriali Longo" erano nel loro piccolo una risposta alle inique sanzioni, imposte dalle potenze giudodemoplutocratiche all'Italia in occasione della guerra all'Etiopia. Nella foto 19 (online foto 7 pag. 1) il federale tiene sottobraccio Giorgio e Domenico Longo sull'entrata del cortile della fabbrica dove, secondo la cronaca del "Resto del Carlino" Monzoni ha elogiato "dirigenti ed operai che, nella cordiale collaborazione del lavoro, sanno dar vita ad una importante ed utile produzione"; poi, di fronte a una maestranza prevalentemente femminile, non aveva mancato di concludere "ricordando le tradizionali virtù delle donne italiane che, nel lavoro e nella famiglia, danno il loro consapevole contributo per il trionfo degli ideali fascisti e per la grandezza della Patria".

Luigi Paselli