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L'Assalto

Nel ventennio Bologna ebbe due quotidiani asserviti al fascismo e poche riviste, in massima parte fogli goliardici e bollettini professionali. Da questo grigiore si salvano poche testate: L'Assalto, il settimanale della Federazione provinciale fascista; Vita Nova, Credere e Meridiani, i periodici dell'intellighenzia fascista; L'Italiano di Leo Longanesi e Architrave, il mensile dei GUF (Gruppi universitari fascisti). Di un certo interesse per i saggi sulla storia della città, fu Il Comune di Bologna, il mensile dell'amministrazione comunale.

L'Assalto racchiude e riassume nelle sue pagine la vita del fascismo bolognese dalla sua nascita alla sua fine. Contrariamente a quanto si ritiene non fu fondato da Giorgio Pini e inizialmente era un foglio dannunziano più che fascista, anche se i futuristi ne rivendicano la paternità. Fu creato da Giovanni Leone Castelli, detto Nanni, un ex legionario fiumano di Foggia che stava prestando il servizio militare a Bologna. Nacque come numero unico – anche se in testata recava l'indicazione “Numero saggio” -. E non avrebbe dovuto avere seguito. Il sottotitolo, molto vistoso, diceva: Giornale del fascismo. Uscì il 4 novembre 1920, nel secondo anniversario della fine della guerra.

Il primo numero de L'Assalto vide la luce il 18 novembre 1920 con periodicità settimanale, con questo sottotitolo: Periodico del fascio bolognese di combattimento. L'articolo di fondo, anonimo, iniziava così: “Abbiamo rapito il nome al numero unico pubblicato in occasione del 2. Anniversario di Vittorio Veneto ...”

Un esame sistematico e approfondito sul contenuto sarebbe utile e interessante, ma ben difficilmente potrebbe riservarci sorprese o aggiungere nuovi elementi a quanto già si sa, perché L'Assalto fu sempre fedele a Mussolini e al regime. Una sola volta si trovò in disaccordo con il dittatore, nel 1921 quando a Roma tra socialisti e fascisti fu sottoscritto il patto di pacificazione. Il “fascismo agrario” bolognese – poiché era tale, nonostante l'opinione di Pini, e dagli agrari era abbondantemente foraggiato – era assolutamente contrario alla pacificazione perché aveva capito che solo con la violenza avrebbe potuto distruggere tutte le organizzazioni della classe operaia: le camere del lavoro, le cooperative, gli uffici di collocamento. Il giornale fu sempre perfettamente allineato, anche se non tutti gli articolisti erano pienamente convinti di quello che scrivevano. Non pensavano tutti alla stessa maniera, ma scrivevano tutti le stesse cose. L'ultimo numero de L'Assalto uscì il 24 luglio 1943, il giorno prima della caduta di Mussolini.

Primo direttore fu Leandro Arpinati, anche se lasciò quasi subito il posto a Dino Grandi, il quale si limitava a scrivere i fondi, mentre la redazione del giornale era affidata ad alcuni volontari. Nei primi tempi il giornale non ebbe una redazione fissa, perché Arpinati trascurando la direzione del periodico preferiva guidare le squadre d'azione.

Alla direzione si alternarono dirigenti politici e giornalisti. Questa la successione: Dino Grandi (1921-1922), che affidò tra la fine del 1921 e l'inizio del 1922, il giornale a Giorgio Pini sotto la supervisione di Baroncini divenuto segretario della federazione; Gino Baroncini (1922-1924), ma il nome non apparve in gerenza; Gian Luigi Mercuri (2.6.1928); Leo Longanesi (6.7.1929), cacciato
nell'ottobre 1931 perché aveva scritto un articolo contro il senatore Giuseppe Tanari; Ezio Balducci (17.10.1931); Cesare Colliva (12.1.1935), in base alla disposizione che i settimanali fascisti dovevano essere diretti dal segretario federale, il quale affidò il giornale a Calimero Barilli, (uno dei redattori più anziani), e ad Alberto Giovannini (omonimo del deputato liberale bolognese); Alberto Giovannini (14.8.1936); Carlo Savoia (9.4.1938); Gianni Granzotto (10.2.1940); Carlo Raimondo Manzini (da non confondere con il quasi omonimo Pier Raimondo Manzini direttore de “L'Avvenire d'Italia”) (6.4.1940); Fernando Bernardini (14.6.1940); Gaetano Gardini detto Nino con la qualifica di reggente, dal momento che Bernardini aveva conservato la carica, pur essendo andato militare (1.1.1942); Renato Dell'Oste reggente per chiamata alle armi di Gardini (9.5.1941). Dopo l'invasione tedesca e la nascita della RSI, il giornale riprese le pubblicazioni il 15.10.1943, diretto dal rettore universitario Goffredo Coppola. Aveva il sottotitolo “Quindicinale della Federazione Repubblicana Fascista della ‘Decima Legio'”. Con il n.12 del 15.4.1944 la direzione fu assunta da Girolamo Cosimini. Fu in seguito diretto - ma non si conoscono le date - da Leonardo Chiara e Vittorio Donadeo. Le collezioni del giornale, per questo periodo, sono incomplete e pare che l'ultimo numero sia uscito il 22.9.1944.

In tutto sarebbero stati editi 33 numeri. Il giornale, controllato da elementi dell'ala oltranzista del PRF, ebbe problemi con le autorità della RSI. Fu sequestrato almeno due volte: il 15.4.1944 per «attacchi a persone ed a reparti delle FF.AA. Repubblicane » e il 6.5.1944 per critiche alla RSI.

Per una attenta e puntuale analisi de L'Assalto si consiglia: Nazario Sauro Onofri, I giornali bolognesi nel ventennio fascista, Bologna, Editrice Moderna, 1972, pp. 137-166, da cui sono tratte queste informazioni.