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Piero Monzoni nacque a Zocca (Modena) il 12 ottobre 1896. Durante la prima guerra mondiale rimase ferito in combattimento, venne infine congedato con il grado di tenente. Si laureò in giurisprudenza e intraprese la carriera di avvocato, ma l'orientamento politico lo portò a partecipare agli scontri e alle tensioni sociali del primo dopoguerra. Aderì al movimento fascista nel novembre 1920, si unì alle spedizioni squadristiche e partecipò alla marcia su Roma. Ricoprì ben presto incarichi di responsabilità nel Pnf: segretario del fascio di Bologna nel 1921-22, consigliere provinciale a Modena dal 1923 al 1925, commissario dei fasci di Loiano e Medicina.

L'apice della carriera politica lo raggiunse nel 1940: a gennaio fu nominato vicesegretario della Federazione fascista di Bologna Decima Legio, mentre Vittorio Caliceti assunse la guida del partito in città. La gestione di Caliceti durò pochi mesi: a causa di una grave malattia, il federale morì in agosto dopo settimane di inattività e Monzoni gli subentrò ufficialmente il 21 agosto. Guidò il fascismo bolognese nei primi, cruciali anni del secondo conflitto mondiale impegnandosi nella gestione di una Federazione ancora lacerata dalla caduta in disgrazia di Leandro Arpinati, sottoposta alla pressione della mobilitazione bellica, impegnata nella tenuta del fronte interno. Le fotografie del fondo, donate dal figlio Vittorio, illustrano l'attività pubblica di Piero Monzoni in qualità di segretario della Decima Legio: partecipazione a comizi, cerimonie e visite a stabilimenti cittadini per dare visibilità al Pnf, rimarcando la presenza e la vigilanza del fascismo nella vita della città in un frangente molto delicato. La visita alla sede de «L'Avvenire d'Italia», quotidiano cattolico di Bologna diretto da Raimondo Manzini, ribadiva l'attenzione del regime sull'operato degli organi di stampa, chiamati a rafforzare l'opera di propaganda sulla guerra voluta dal fascismo. Ma voci e notizie sulle sconfitte subite dall'esercito italiano nei vari teatri del conflitto, la cattiva gestione del razionamento alimentare e le privazioni materiali aumentarono la diffusione del malcontento tra la popolazione e nella Federazione bolognese presero il sopravvento i fascisti intransigenti, pronti a invocare l'uso delle maniere forti contro oppositori e fascisti critici. In questo clima di disgregazione del fronte interno e a poche settimane dalla caduta del fascismo, Monzoni fu sollevato dall'incarico di segretario federale e trasferito alla guida della prefettura di Catanzaro il 24 giugno 1943.